giovedì 28 ottobre 2010

Right Times, Wrong Times.

La scuola procedeva non molto tranquillamente. Senza volerlo riuscivo sempre a dimenticare qualcosa ed essere indietro su qualcos'altro. Che frustazione ragazzi!
Non è per lamentarmi, ma ho notato pure che i professori non sono poi così amichevoli in questa scuola che frequento ora.
Solo oggi avevo una marea di esercizi di pianoforte da fare per domani! Quando lo stesso profe mi aveva detto che non mi avrebbe mai dato esercizzi da un giorno a quello dopo, e la cosa più sfigata è che oltre ad avere il mal di testa, ho anche perso il foglio dell'esercizio più importante.
E sapete la parte peggiore? È che tutto questo contrasto professore-alunno, mi urta e mi intimorisce. A casa molti esercizi di musica come il solfeggio, o esercizzi di pratica al piano, riesco benissimo a farli. A scuola no, già magari sono messo in soggezione dagli altri miei compagni, e poi ci si mette pure il profe? Questo è un autentica tortura, altro che andare da Alexander Mcqueen!
Il mio primo professore di pianoforte mi disse che io avevo le basi per diventare un ottimo pianista, anche oltre Lady Gaga, dopotutto ho iniziato a comporre dopo solo 6 mesi. Chissà, spero che tutta sta fatica e sta noia mi porteranno da qualche parte.Di certo la mia connessione non và da nessuna parte!
E parlando di cose che non vanno...
" ma con Vladimir?" mi chiese Fede, la mia compagna di banco.
"vladimir? È un fico. Ma è sempre così impegnato con l'università, non so se lo rivedrò e non so nemmeno se ci sarà davvero qualcosa fra noi, dato che è così impegnato sempre!"
"oh, capisco. Beh peccato "
"lo hai detto! Pensavo che con uno così potessi avere un qualcosa di speciale"
"vabbeh, ne troverai un'altro!"
"e come? Non riesco nemmeno a trovarmi delle scarpe che mi vadano bene!"
"massi dai. È solo impegnato con la scuola, mica hai detto che è anche straniero? Sarà che non capisce molto o roba del genere. Vedrai che presto vi vedrete. E sarete felici assieme"
"oh, tu si che sei un'amica!"
ero molto in dubbio su Vladimir, però ci speravo. Dopotutto era solo impegnato con la scuola, o no?
Quella sera, dopo aver passato un pomeriggio nella solitudine e aver tentato di fare i compiti. Telefonai ad un mio vecchio amico, Dario.
"Hey ciao Dario!"
"Livietto. Come stai?" Dario mi chiamava sempre Livietto, era tenero e dolce. Peccato che fosse attratto solo da stronzi insensibili. Ovviamente era gay anche lui.
"sto abbastanza bene dai. E tu?"
"insomma."
"perchè che succede?"
"ma niente di che. Lascia perdere. Allora cosa mi racconti di nuovo?"
"eheh, cosa vuoi che ti racconti? Le solite cose. Scuola impegnativa...e un ragazzo con cui mi sto sentendo che non vedo mai."
"perchè? Ma vive lontano?"
"nono, vive lì a Milano. È sempre impegnato con la scuola, dice che non esce nemmeno il sabato da quanto studia."
"ma che scuola fà?" intanto io, a piedi nudi, facevo finta di avere i tacchi e giravo in giro per la stanza stando sulle punte.
"fa il...Mantoni? Manzoni? Mantenoni? Macheroni? Mattoni? Qualcosa del genere! È un università di moda."
"la Marangoni?"
"si!!! bravo!"
"oh, brutta storia."
"perchè scusa?"
"anche io uscivo con uno che faceva quella scuola. E non ci vedevamo mai."
"e alla fine come è finita?" sentendo quelle parole, sentii improvvisamente il bisogno di mettere un secondo i tacchi invisibili a riposo e sedermi sul letto.
"niente. Mi ha detto che aveva iniziato a sentirsi con un'altro."
"oh. Beh, mi dispiace tesoro."
la cosa mi sconvolte alquanto. Ma dopotutto pensai, lui viene sempre scaricato, quindi non devo preoccuparmi. Si okay, sarò pure stato stronzo a pensarlo, ma era la verità.
"ma traquillo. Ma di sicuro a voi due non capiterà così, vedrai che con te continuera a vedersi."
le sue parole mi rassicurarono, anche se non ne ero del tutto convinto, ma mi convisi presto. Dopotutto ci eravamo baciati e mi aveva detto tante belle cose, che preannunciavano un sincero "mi piaci".
Poi Dario continuo dicendomi:
"e poi con il ragazzo con cui mi sento ora..."
a quel punto, sentii il bisogno di sdraiarmi sul letto.
"perchè? Dai raccontami"
mi racconto di questo suo "ragazzo" che era un ragazzo emo-scene, quindi uno sfigato totale, che flirtava con lui e si comportava come un effettivo ragazzo. Andando e venendo da casa sua, lasciando parlare i suoi genitori con Dario in persona, che si fidavano cecamente di lui. Il problema? Dal vivo questo ragazzino, non si faceva nemmeno far fare una carezza da Dario. Si sentiva a disagio con lui in pubblico e preferiva evitare attegiamenti intemi tra loro due. Dario ne aveva abbastanza.
"insomma, non può venire qui, fare tutto il tenero, usare le mie cose, cercarmi le coccole. E poi in giro fingere che non ci sia niente."
"certo che no! Chi crede di essere?"
"suo padre mi ha pure detto che non si stupirebbe se un giorno io lo mandassi a cagare a lui o al figlio. E mi sa che è quello che farò.
"ma fai bene tesoro. Non devi farti sfruttare."
a quel punto mi venne spontanea una domanda. Non sarebbe meglio iniziare a crearmi una lista di regole con gli uomini?
Vladimir mi piaceva. Anche tanto. La mia totale preocupazione però era una: quando è giusto?
Eravamo usciti dopo due settimane di continuo messaggiare, e ci eravamo baciati al primo appuntamento. E il secondo non si sapeva bene quando sarebbe arrivato. Ma il mio punto fermo rimaneva il capire il "quando è giusto fare cosa".
Col mio ex, ad esempio, ci eravamo stabiliti di andare molto piano, tanto che alla fine non abbiamo mai fatto sesso. Ovviamente dopo nemmeno un mese che stavamo insieme ci siamo mollati perchè non c'era più desiderio l'uno dell'altro.
Quindi. Che fare?
"fai come meglio credi e non porti limiti. Quello che accadrà, accadrà da sè e perchè vorrete che accada. E non ve ne pentirete, credimi." la mia amica Angie aveva decisamente riflettuto sull'argomento, dato che lei e i ragazzi avevano un rapporto...come dire. Di non comunicazione.
Domenica sera al Live Keller, davanti ad una birrà. In un ambiente dove tutto mormofa Rock N Roll, non parlare di sesso e rapporti è un reato!
"beh si potremmo anche fare così. Ma se poi rovinassimo qualcosa?"
"mhn...beh, però non è detto."
"si, ora che ci penso meglio. Hai ragione. Magari se aspettiamo troppo per qualcosa, rischiamo di perdere il momento giusto, che era propio quello."
"eh, appunto. Ma scusa, noi stiamo parlando di fare sesso o anche altro?"
"diciamo che stiamo parlando di un pò tutti i passi delle prime non-coppie e delle coppie."
"non-coppie?"
"si."
"scusa e cosa sono?"
"le non-coppie sono quelle coppie che si stanno ancora creando, tipo di due ragazzi che escono senza non aver ufficializato per forza la cosa. Però di fatto escono e quindi sono una coppia, ma non sono una coppia ufficiale. Quindi si chiamano 'non-coppie'. Capito?"
"a stare con te imparo sempre una parola nuova"
"di che state parlando?" si aggiunse Marty, un'amica del gruppo con cui Angie stava cercando di farmi entrare, ma che intanto mi aveva fatto conoscere.
"di rapporti amorosi e cotte!" risposi sorridendole facendole segno con la birra in mano.
"oddio, non me ne parlate! E di cosa di preciso se posso?"
"ma niente, solo che a me piace un ragazzo e non so bene come comportarmi, sai no? Quando fare cosa e come, ho paura di anticipare troppo e ho anche paura di fare troppo tardi."
"Oh, come ti capisco."
angie ritorno nella conversazione: "ma adesso basta parlare di ragazzi. Beviamo le nostre birra e ascoltiamo musica."
quella sera al Keller infatti c'erano dei tizzi che suonavano live, non erano un gruppo. Anche perchè suonavo un pò tutti. Angie mi aveva fatto uscire con loro all'ultimo minuto perchè voleva presentarmi dei ragazzi della sua compagnia che cercavano un cantante per una band Hard Rock/Glam. E ovviamente lei citò loro il mio nome.
Continuava ad incitarmi "dai su vai a cantare!"
ma io rispondevo continuamente "nono"
ero messo in soggezione da quel mondo. Anche se era quello a cui mi sarebbe piaciuto aderire di più.
Per un attimo me ne stavo seduto tranquillo con la mia birra mentre cercavo di ambientarmi, quando...
"usciamo a fumare una sigaretta?" mi chiese Angie.
"oddio" dissi.
"che c'è?"
"no niente". Davanti a noi era passato un ragazzo. Mathias.
Mathias era uno uno dei miei principali "Auto-Schifo" ovvero una di quelle persone che sembrano esistere solo per farti sentire uno schifo, appunto. Non so, sarà che era bello, con stile. Un tipo alla mano. Un fico insomma, almeno dal mio punto di vista. Fatto sta che vederlo quella sera, dal vivo, mi fece perdere quella poca fiducia che avevo in me stesso.
"allora vieni?"
ripresi coscienza della realtà. "sisi vengo"
mentre uscivo, mi resi conto che Mathias si mise a guardarmi. Anzi a dire la verità, quella sera lo beccai più volte mentre mi osservava. Non ci feci caso e prosegui sopra tranquillamente. Tornando a concentrarmi sul mio vero problema: scuola e Vladimir.
Ormai Vladimir non solo non sapevo più quando lo avrei rivisto, ma iniziò a rispondermi sempre meno. Credevo fosse impegnato con la scuola. Avevo torto.
Dopo un'altra settimana di scuola con mille perplessamenti per essa, le nuove conoscenze, i nuovi ritmi di vita, le mie lotte interne per la mia autostima praticamente inesistente fra persone di cui tempo il giudizio e persone che mi fanno sentire uno schifo e chi più ne ha più ne metta, ritorno il week end. Ormai stavo iniziando ad ambientarmi in quel gruppo. E forse sarei diventato cantante anche del gruppo di questo amico che mi aveva presentato Angie: Tiziano.
Sabato sera. Dovevamo uscire tutti assieme abbastanza presto, per mangiare una pizza, andare al Keller e forse dopo allo Zoe. Ero riuscito ad avere il permesso per restare fuori fino alle quattro di sera dai miei, e non vedevo l'ora.
Quel sabato tuttavia, speravo di passarlo con Vladimir che aveva ricominciato a scrivermi, pensavo che siccome negli ultimi giorni stavamo ricominciando a sentirci abbastanza spesso, che quel sabato saremmo usciti. Non fù così.
Il mio discorso sui "tempi giusti" non ebbe nemmeno il tempo di iniziare a tracciarlo che...
"hey come stai Vladimir?" chi scrissi per email su facebook.
"bene e tu?"
"bene! Sai che ora posso rimanere in giro per milano fino alle 4 e passa del mattino?"
"wow. Davvero?" speravo mi invitasse con lui al Plastick, anche se so che ai suoi amici non sarebbe andato a genio la cosa. Parentesi: ma i suoi amici che hanno? 40 anni? Insomma non abbiamo bisogno di presentazioni ufficiali, tra ragazzi ci si presenta al momento! Vabbeh.
"sisi davvero. Però magari dopo un pò di sere che esco, potrei chiedergli di rimanere a restare a dormire da qualcuno. Qualcuno che magari mi piace."
ovviamente il messaggio era abbastanza esplicito, dato che sapevo di piacergli.
Mentre attendevo la sua risposta, che sapevo sarebbe stata dolcie e calorosa, pensai a come sarebbe restare da lui a dormire e ai vari perplessamenti, di nuovo, sul discorso del "tempo giusto".
Mi rispose: scusa? Non ho capito.
Ovviamente il mio inglese era da migliorare. Gli riscrissi la frase in una maniera più semplicifata.
"non ho capito di nuovo tesoro, scusami. Ma davvero non capisco."
si decisamente. Quando parlavo in inglese ero sempre nervoso, perchè avevo paura di sbagliare ed esseregiudicato male per questo. E riscrivere due volta una frase al tipo che mi piaceva, non era piacevole. Repressi subito questi pensieri e gliela riscrissi, pensando che tanto non ci avrebbe fatto caso, perchè gli piacevo.
"scusami. Ma non ho ancora capito."
a questo punto pensai di fare davvero schifo. Aprii Google e cercai Google Traslate. Tradussi la frase dall'Italiano all'Inglese e gliela mandai.
Finalmente mi rispose e non per chiedermi cosa tentavo di dirgli. Finalmente avrei potuto leggere la sua cara risposta, una delle tante che ormai da un mese mi allietavano le giornate.
"devo dirti una cosa. Non voglio ferire i tuoi sentimenti.
Ma qui c'è un ragazzo con cui mi vedo, allora possiamo essere amici, non so cosa cosa pensi di tutto ciò."
ci rimasi di...sasso? No, di merda! Oggi dopo quasi un mese, rileggo queste parole e mi viene voglia di spaccare qualcosa a terra, o di sputagli in un occhio.
Erano le 7.46 di sera, i miei amici sarebbero venuti a prendermi alle 8.00 e io non avevo in faccia nemmeno un filo di trucco. Dopo questo messaggio, mi alzai e andai in bagno a prepararmi.
Alle ore 7.56, tornai in camera. Dopo aver riflettuto sulla cosa per un secondo. Gli risposi una risposta tanto breve quanto falsa:
"si, è tutto okay. Possiamo rimanere amici, yeah!"
ebbe anche il coraggio di rispondermi: "That's Good!" con uno smile che non la finiva di farmi un sorriso che avrei voluto distruggere a forza di calci e pugni. Ah, e sputi!
Non mi chiesi chi fosse quell'altro ragazzo. Sapevo che era meglio non saperlo e se lo avessi saputo, sapevo che non mi avrebbe di certo fatto sentire meglio.
Ogni tanto ripasso sulla bacheca di Vladimir e penso. Mi piaceva. Però che coglione!
E poi tanto era basso.
Così creai lì su due piedi la mia prima regole sulle trattative amorose: è meglio iniziare a sofformarsi sui "Tempi Giusti" solo dopo quando sei sicuro di uscirci effetivamente con una persona. E finche non "ufficializate", forse sarebbe meglio non ufficializarti, per lo meno mentalmente.
Il tutto lo riflettevo mentre mi mettevo la matita, l'ombretto e il glitter. Quella sera sarei dovuto essere una bomba. Volevo sentirmi al meglio, perchè mi sentivo al peggio invece.
Allo zoe alla fine non ci andai, anche se litigai con i miei per non avermi lasciato andare.
Quella sera avrei dovuto davvero andare a ballare e divertirmi.
Anche perchè speravo magari di conoscere qualcun'altro, che non mi avrebbe fatto pensare.

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