giovedì 23 settembre 2010

Casualità Strane

Martedì mattina. Stranamente quel giorno mi svegia abbastanza presto, facevo colazione nel miglior modo possibile latte, biscotti e 'sex and the city' su internet, quando mi madre entra in camera mia chiedendomi: “Livio, ieri quando sono andata su internet a guardare su internet, sono finita su un sito porno gay!”
io: “beh ci sei finita tu”
lei: “nono, era uscito fuori dalla cronologia, ci sei andato tu?”
in quel momento mi chiesi quanto fosse stupida mia madre! Imbarazzatissimo risposi: “nono, non lo so”
lei: “allora c'è qualcuno che usa il tuo pc di nascosto!”
questa teoria era cosi stupida quanto la domanda precedente, mi chiesi se mia madre ragionasse qualche volta o se il suo cervello non avesse iniziato a fare cilecca a 56 anni! Come era possibile una tale teoria? Cosi le dissi: “ma no mamma, dai susu lascia perdere”
lei: “e va bene” e usci dalla mia camera. Io, subito, andai nella cronologia a cancellare qualche traccia inapropiata, riflettendo sulla figura di merda appena fatta, ma mia madre pensa prima di parlare? Una qualsiasi persona avrebbe fatto due più due e non mi avrebbe detto niente, perchè avrebbe intuito il mio imbarazzo davanti ad una domanda simile, come farebbe ogni persona!
I giorni passarono e mi accorsi di essere completamente solo in amore, i pochi inciucchi che avevo morirono lì dove erano nati e io tornai ad una vita da single felice e spensierata senza troppo problemi...o quasi. Una mattina mi alzai presto, dopo una buona colazione, qualche ora davanti al pianoforte e un litigio con la mia matita nera dopo, decisi di uscire a prendere il pane struccato, cosi decisi di passare in centro per comprare anche una matita e un fottutissimo temperino! Ero cosi stufo di avere la matita sempre temperata male, in modo tale da farmi male all'occhio, che decisi di comprarmene un'altra con l'apposito temperino. Anche perchè l'altra matita era andata distrutta, un po per il temperino e un po per il mio nervoso. Completamente struccato, e con al telefono un mio caro amico di Roma, mi diressi verso il supermercato vicino a casa. Mentre chiaccheravo del piu e del meno col mio amico al telefono, mi diressi verso il reparto del pane del supermercato. La solita tipa non c'era, ma c'era un ragazzo. Io intanto stavo parlando al telefono,, mi guardo sorridendomi, io gli indicai il pane. - 6 panini per favore. - lui prese, me li mise nel sacchetto, li pesò e disse – solo? - - si, solo. -
me lo diede in mano e mi sorrise e mi fece pure un occhiolino! Me ne andai, perplesso. Aveva appena flirtato con me? Oppure era una cosa che faceva sempre? I dubbi salivano e il mio amico al telefono non faceva che ripetermi – ci ha provato con te! - ero confuso. E se avesse avuto un tick?
Mi diressi coi miei dubbi e i soldi di mia madre in centro, a comprare una matita nuova e un temperino adatto, cosi da non avere piu problemi. Dopo una ricerca mitologica per trovare i soldi nella borsa, andai alla cassa dove la cassiera, mi sorrise e mi disse sfacciatamente – che figo che sei! -. intimorii, sono molto timido io, sapete? Io intimidito le risposI – beh, grazie! Ma mi sono appena svegliato... - e lei – ah, beao te! - sorridendomi. Ok, lei è stata piu sfacciata, ma francamente ero piu interessato al panettiere.
Uscii dal negozio sentendomi potente e fiero di me stesso, mentre aspettavo il semaforo verde, schiacciai piu volte il pulsante per far diventare il semaforo verde appunto. Mentre lo facevo una signora mi noto e mi chiese – ma perchè schiacci li sotto? - stavo schiacciando i pulsante per i ciechi, quelli che stanno nascosti sotto. - lo fai tanto per, o cosi fa prima? - - perchè cosi fa prima! - lei ne rimase affascinata dicendo – ma va? Davvero! - e in quello stesso istante, il semaforo divenne verde.
Mi diressi verso la pensilina nel pulman sentendomi piu che fiero, anche se non potevo non schifarmi per il caldo, i capelli spettinati, la faccia struccata e il sudore che saliva dalle mie gambe. Eravamo a giugno col caldo torrrido e io andavo in giro con i pantacolant di finta pelle!
Dirigendomi a casa, non potevo fare a meno di pensare a quanto potesse essere meravigliosa la mia vita! Tornato a casa, la vita mi apparve molto meno meravigliosa.
Mio fratello mi accolse con un: - dove sei stato? Perchè ci hai messo tanto? Quando esci a comprare il pane devi tornare subito, chiaro? Ora siediti a tavola e mangia! - decisi di tagliare corto – no. Ho caldo, vado a farmi una doccia. - lui cerco di fermarmi, ma non ci riusci. Tanto per informarvi, io odio mangiare con la mia famiglia, preferisco mangiare in pace e da solo!
Intanto ripessavo alla mattinata, non riuscivo a togliermi dalla testa il panettiere, chissa se quell'occhilino poteva significare qualcosa...
il resto della giornata lo passai tra le mura di casa, non avevo molta voglia di uscire, passai il pomeriggio fra pettegolezzi, perplessi mentali e pianoforte.
Ma in generale non potevo fare a meno di pensare la panettiere e alla mia vita sentimentale.
mi resi conto che avevo tanti piccoli flirt e robine qui e la, ma nulla di nemmeno vagamente serio, è come se avessi una serie di mini petardi e io fossi in una trincea che necessito di bombe vere!
presi una decisione: tentare di attacare bottone con quello del panettiere: come?
L'indomai mi svegliai tragicamente, gia il giorno prima ebbi diversi problemi nello svegliarmi, i miei mi tirarono giu dal letto alle otto del mattino, dicendomi di fare questo, quello e quell'altro. Che palle! Quella mattina mi svegliarono allo stesso orario del giorno prima, solo che io poi tornai a dormire perchè non ne volevo sapere di svegliarmi. Mi fece un discorso sulla scuola – devi pensare bene, come vuoi comportarti quest'anno, perchè sono tanti soldi, devi rinunciare anche tu, come noi a un po di cose. Blah blah blah – mentre mio padre diceva cose noiose come questo, io lo guardavo come un morto e non potevo fare a meno di pensare: ma non ho nemmeno ancora preso un po di latte! Mentre mio padre mi esponeva i problemi nell'iscrivermi ad una scuola privata che costa 6.000 euro all'anno, io mi dicevo, ecco perchè non volevo iscrivermi all'inizio, perchè mi vengono i sensi di colpa! E poi...inizio a dire - ...e comunque, quando ti danno i compiti li devi fare appena te li danno, non aspettare l'ultimo momento, non puoi rifiutarti di fare le cose, perchè è gia tutto pagato ed è tutto incluso, non devi dimenticare le cose a casa, non puoi arrivare in ritardo, e devi comportarti bene non come nelle altre tue cinque precedenti scuole! - lo faceva sembrare come se avessi frequentato chissa quante scuola, le cinque scuole erano: elementari, medie, e due scuola superiori, dato che a metà anno del primo anno cambiai scuola. Niente di strano, no?
Io facevo cenno di si con la testa, ma in realtà seguivo a stento quello che diceva, dato che la mente era ancora ennbiata dal sonno. Tornato in camera, mi buttai nel letto cercando di non pensare, mi fu difficile. Mia madre continuo a urlare per farmi svegliare, e io la odio per questo. Ho le sue urla che mi rimbombano nella testa persino ora, non ce la faccio piu. E poi mi chiedono perchè ho tanta voglia di andare a Roma, Torino e/o San Remo dove mi hanno invitato dei miei amici, semplice: per stare lontano da loro per un po! Ma chi glielo fa capire a quelli?
Quando mi alzai, quando volevo io, mi misi al pc tranquillo. E mia madre si tranqullizo. Arrivato mio padre, mia madre ando fuori di matto – eh, te lo avevo detto che veniva a casa papa! -
e quindi? - dissi io.
- e quindi adesso non c'è il pane in casa e noi adesso dobbiamo uscire! - aggiunse lei, ma io ribattei – ma tu non mi hai detto niente! Ci credo che non c'è il pane, sarei anche andato prima se solo me lo avessi detto! -
ma io te l'ho detto! - mio padre allora intervenne – possibile che quando ti si dice una cosa tu non ascolti mai la prima volta e non lo sai mai? - io evitai di rispondere, perchè la conversazione era gia abbastanza assurda. Mia madre non mi aveva affatto detto di uscire a prendere il pane, pensavo ci avesse gia pensato lei. Vabbeh, la mandai a quel paese mentalmente e uscii di casa, dirigendomi verso il supermercato....
dove ad attendermi, stava il panettiere del giorno prima. Ero senza cuffie, senza telefono, solo “Il Diario di Carrie” in mano. Arrivai disinvolto al banco dei panini. Lo guardi, mi sorride e mi disse – ciao! - - ciao! - dissi io. - vorrei del 6 panini di quelli misti -
solo questi? - chiese. - si – risposi io.
Mi fece il pacchetto, me lo diede, mi sorrise ancora, io sorrisi a lui e ci guardammo negli occhi! Di solito io non guardo mai in faccia una persona, questa volta mi sforzai di guardarlo, e lui stava di sicuro guardando proprio me sorridendomi dolcemente! Mi girai, e andai via, andai in un corridoio, a metà mi girai e lo guardai. Lui mi stava guardando di nascosto. Giocammo un po a “vedo, non vedo” e piano piano procedetti verso la cassa, per poi andarmene sul serio.
“sto flirtando con un panettiere” – dissi al telefono a Sara, una mia cara amica che frequentavo da poco ma gia molto amica.
“oddio davvero?” rispose stupida.
- sisi -
- Ma è bello almeno? -
- Bello? È un figo da paura! -
- ahah wow! Beh, allora sei messo bene! -
- si, ma non so come far evolvere la situazione – gli dissi mentre camminavo per la cucina aprendo il frigo e prendendo il mio yougurt preferito alla banana.
“beh, cioè che vuoi dire?”
“ma...è che lui è un panettiere, io il ragazzino che prende il pane alla mattina, non so come far evolvere la situazione, come attarre bottone...”
“ah capisco” - io intanto mi appogiai al banco della cucina e stupendomi di me stesso escalamai: “forse potrei dirgli 'hey che bell'orecchino che hai!' sai lui ha un orecchino. e...cosi inizierei a parlarci, no?”
“si è una buona idea, prova a fare così!”
“e tu invece?” le chiesi.
“ma. Guarda lasciamo perdere”
“perchè cosa succede?”
“ma è che....” Sara si frequentava da tempo con un ragazzo: Matteo, un ragazzo di 19 anni con i rasta e un buon senso dell'umorismo tanto quale il buon senso per il sesso e le relazioni, infatti lui era fidanzato da tempo con una ragazza e questa non era Sara, Sara era l'amante! Malgrado lei lo abbia incitato piu volte a mollarsi con la prima ragazza, Matteo riusciva a trovare sempre una scusa per non farlo, lasciando Sara in balia del suo comando supremo. Un vero maschilista coglione a mio parere.
“...sembra mi prenda in giro, insomma non mi da ascolto. E sta ancora con quella!”
“chiudi le gambe e vedrai che iniziera a pensarci!”
“scusami?”
“ma si! Allora, la chiave per conquistare un uomo è farti desiderare da lui. Fidati, lo so bene!”
“ma...lui è cosi bello...e io...non resisto...”
“Oh! Insomma! Chiudi le gambe per una settimana o due e vedrai che dopo scoperai e godrai come una porca per un anno intero!”
Intanto a proposito di idiozia, quella sera mi sdraiai sul letto, ebbi a malapena il tempo di farlo che mi squillo il telefono. “chi diavolo è?!” era Alexander.
“ciao amore!” disse entusiasto
ed io “ciao...”
“come stai?”
“b..bene tu?”
“anche io!...” la conversazione si prolungo parlando del piu e del meno l'uno dell'altro, parlando di amici, conoscenti, litigi e annedoti da raccontarci, finche...
“senti, posso chiederti una cosa?” mi disse
“certo...cosa?”
“ti va di venire da me nella mia città?”
momento di silenzio imbarazzante in cui ero perplesso.
“ci sei?” ripetè.
“sisi, ci sono scusa. Scusa...vuoi dire io venire lì?”
“...si....”
“intendi che vengo lì per le vacanze? E resto a casa tua da te?”
“...si...”
okay ero felice! E poi continuo:
“vieni qui un mese, resti qui con me. E poi a settembre mi trasferisco a milano e continueremo...quello che ci sara fra di noi!”
“ti trasferisci a Milano?”
“sisi, domani io e i miei saliamo e andiamo in cerca di un appartamento per me”
“wow...beh provero a parlarne con mia madre...”
“dai si, ti prego. Ti voglio qui”
quelle parole mi sembrarono gioiose per le mie orecchie, anche se non ero nemmeno sicuro ma preferii lasciarmi trasportare da questo qualcosa, piuttosto che rimanere in balia del nulla.
Nei giorni successivi ottenni una serie di strani incontri del primo e del secondo tipo, con dei ragazzi che mi chiedeva un terzo tipo di incontro. E....col mio panettiere. Il giorno dopo ci tornai e non mi disse niente, né fece qualcosa di ambiguo. Cosi fece anche altre volte che ci riandai. Iniziai a pensare “ma posso essere così idiota?”
capii, il panettiere era, forse, tutta una fissa mia ed era comunque meglio che mi concentrassi su quello che era “certo” pensavo che Posh, potesse essere un qualcosa di certo e sicuro. Mi sbagliavo.
Su un sms potei leggere “teso, i miei genitori hanno cambiato idea. Non vengo piu a Milano.”

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